Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), per attività fisica si intende
qualunque sforzo esercitato dal sistema muscolo-scheletrico che si traduce in un consumo di energia superiore a quello in condizioni di riposo.
Analizziamo però prima il concetto di attività fisica nella nostra quotidianità e per il nostro organismo.
Di cosa parla questo articolo
Il concetto di prevenzione

Le principali cause di decessi in Italia sono legate per lo più a squilibri dell’alimentazione, e quindi al conseguente sovrappeso, obesità ed anche al fumo.
Tutte queste situazioni, che vengono definite fattori di rischio, possono essere rimossi in maniera del tutto autonoma, e riducendo dunque di moltissimo la possibilità di riscontrare patologie gravi sempre più causa di decessi: le patologie cardiache.
L’atto di evitare l’insorgere di una patologia che danneggia l’organismo, è detta prevenzione.
Prevenire significa infatti in ambito sanitario, mantenere o migliorare lo stato di salute anticipando di fatto l’insorgere di una patologia, curandone anticipatamente gli effetti o limitandone i danni.
Esistono tre principali livelli di prevenzione:
- Primaria: svolgere una sana e regolare attività fisica, abbinata a un’alimentazione equilibrata sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo
- Secondaria: cominciare a praticare attività fisica e ad avere un corretto regime alimentare, inseguito al riscontro di un problema, come aumento del peso corporeo o affaticamento precoce nell’attività fisica
- Terziaria: praticare attività fisica come terapia riabilitativa e preventiva contro eventuali recidive per esempio in caso di riscontrata ipertensione arteriosa
I benefici dell'attività fisica

I principali benefici di un’attività fisica costante sono:
- Il miglioramento performance cognitiva
- La riduzione stati di ansia eccessivi
- Una riduzione disturbi sfera sessuale
- Un notevole miglioramento della qualità del sonno
- Il contrasto con effetti collaterali delle terapie oncologiche
- La riduzione dell’ipertensione
L’attività fisica giornaliera, dunque, offre numerosissimi vantaggi che risultano fondamentali per godere al meglio del nostro benessere psicofisico.
Attività fisica e attività cognitiva

La buona notizia che ci viene dai ricercatori canadesi è che:
Bastano anche 10 minuti di allenamento al giorno per risvegliare il cervello!
La ricerca è stata pubblicata su Neuropsycologia, condotta alla School of Kinesiology and Graduate Program in Neuroscience di Western Ontario (Canada).
Hanno studiato le ricadute positive sul cervello di un’attività fisica breve ma intensa.
Lo studio è stato fatto su giovani adulti sottoposti alla soluzione di alcuni problemi, misurando i movimenti oculari correlabili con le funzioni cerebrali che presiedono alla capacità decisionale.
Coloro che si erano dedicati alla pedalata, prima di eseguire i test hanno migliorato il tempo di reazione del 14%, mantenendo intatta l’accuratezza dei test rispetto a coloro che si erano dedicati alla lettura di una rivista.
Sottolinea Matthew Health, ricercatore che ha guidato lo studio:
Il test dimostra che l’attività fisica, anche se breve, sveglia il cervello e fornisce una marcia in più per le performance immediatamente successive, anche se non conosciamo con esattezza quali meccanismi entrino in gioco, possiamo ipotizzare che l’attività fisica breve e intensa non solo aumenti il flusso di sangue che raggiunge il cervello, apportando quindi più ossigeno e nutrienti, ma promuova anche il rilascio di proteine specifiche, dotate di effetto neuroprotettivo e in grado di stimolare la crescita di nuovi neuroni
Quindi i benefici sono per tutti, sia per giovani che per anziani.
Come incide l'attività fisica sul cervello

Se per i giovani fare una breve ma intensa attività fisica può essere utile prima di sostenere una prova, per gli anziani può migliorare le loro capacità cognitive sostenendo l’autosufficienza nel tempo, ma per questo attendiamo la conferma della scienza.
Quando compiamo un’azione o apprendiamo una nuova tecnica sportiva entrano in gioco meccanismi neuronali.
Sarebbe proprio il vissuto dell’individuo ad aumentare, preservare e recuperare anche le capacità cognitivo-motorie.
A determinare il nostro comportamento, infatti, non sono solo i fattori genetici, ma anche l’ambiente che ci circonda e persino come ci muoviamo in esso.
L’interazione tra genetica e ambiente quindi si traduce in fenomeni di neuroplasticità.
Altri studiosi, invece, stanno esaminando l’esistenza di ulteriori fattori che possano contribuire ad attivare i processi di plasticità cerebrale, come una dieta ricca di omega-3 o di altre sostanze disponibili negli alimenti più salutari.
Conclusioni

Concludiamo con le parole di Franco Berrino: medico, patologo, ed epidemiologo;
Per molti anni ha lavorato all’Istituto Nazionale Tumori di Milano, dove ha coordinato il progetto DIANA, sulla relazione tra alimentazione e tumori, famoso per le sue battaglie contro i tumori.
Ha fondato insieme a Enrica Bortolazzi, l’associazione La Grande Via.
Più esercizio facciamo, meno moriamo.
Certo, tutti dobbiamo morire, ma muoriamo di meno ad una determinata età.
Già mezz’ora al giorno di camminata veloce riduce la mortalità del 30%. Dieci minuti di camminata veloce si può fare sempre, anche quando piove l’importante è non saltare il nostro appuntamento quotidiano, altrimenti dopo due giorni dobbiamo ricominciare tutto daccapo. Poi, quando si arriva verso i 20 minuti cominciamo a provare piacere nel camminare e saremo più portati a fare un po’ di più, a provare altri esercizi